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Agnone Cilento, piccolo centro urbano incastonato fra il mare, il costone del Pistacchio, la foce del Rio Lapis e la strada statale SS 267, è la frazione più grande del Comune di Montecorice, nel territorio del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, provincia di Salerno.

     Si legge spesso in brochure e pubblicazioni “..Agnone, piccolo borgo votato al turismo..” ma non c’è affermazione meno azzeccata per questo villaggio, lontano mille miglia dai ritmi, riti e omologazioni tipiche di certo turismo e tuttavia votato all’accoglienza, storicamente praticata e profondamente radicata nel “dna” degli abitanti, spesso in misura direttamente proporzionale alla distanza di provenienza dell’ospite. Accoglienza quindi, altra cosa è il “turismo”.

La sacralità dell’ospite e l'accoglienza, un concetto molto antico presente nella cultura mediorientale e tanto più sentito lungo le coste lambite dal “mare nostrum”, è esaltato nell’area cilentana da sempre isolata dalle maggiori vie di comunicazione dove il viandante, il furastière, era spesso visto come unico legame con il mondo, e quindi il benvenuto.

          Quando il termine turismo era qui ancora sconosciuto non mancavano comunque le visite, spesso in concomitanza con le feste patronali, oppure in occasione delle fiere, essenziali per l'approvvigionamento e lo scambio di derrate. In queste circostanze, viste le distanze, la precarietà delle vie e i scarsi mezzi di comunicazione (asini, carri..), era d’obbligo soggiornare in paese. In queste occasioni per le famiglie del paese era motivo di orgoglio avere un ospite, che venivano quindi contesi fra le famiglie, anche perchè la loro presenza al desco confermava se necessario l'appartenenza della famiglia ospitante ad un gradino più alto della scala sociale.

 
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